Quella crudele frase che tutti i designer temono, scongiurano e che inevitabilmente arriva a turbare l’illusione di aver raggiunto la giusta armonia degli spazi:
“Il logo deve essere più grande”.
Vi racconto una breve storia.
Qualche mese fa ho inviato ad una agenzia partner le bozze per un lavoro commissionato da un importante brand americano, uno di quelli che non hanno bisogno di presentazioni (ma purtroppo per contratto non posso dirvi il nome), resto in attesa del feedback e mi arriva una email, nessun testo e in allegato un pdf: la mia grafica con una freccia rossa rivolta verso il logo con la sola temibile nota: BIGGER.
Così ho avuto conferma che il bisogno ineluttabile del logo più grande è uguale in tutto il mondo. L’horror vacui non ha dunque confini.

Più grande non significa più ricordabile
[Attenzione, seguono delle battute probabilmente evitabili, ma tanto avevo già sfiorato il fondo con il titolo. Chiedo venia.]
Alla fine lo sappiamo che non è importante quanto è grande, ma come lo usi.
Sicuramente il tuo logo (o meglio, il marchio) è l’elemento distintivo che ti aiuta a comunicare e definire l’identità del tuo brand, ma non è la sua grandezza che ne determina l’impatto, per farsi ricordare non è necessario “urlare”, usciresti mai per strada urlando il nome della tua attività?
Comunicare un brand è molto più che mettere un logo grande. Una composizione grafica deve rispettare delle gerarchie visive perché non tutti gli elementi hanno la stessa importanza. Considera il logo come la tua “firma” e non l’elemento per colmare gli spazi vuoti. Noi designer siamo così fissati con la composizione perché il bilanciamento degli elementi e delle pause visive (il magico vuoto) danno una giusta lettura dei contenuti e evitano il sovraccarico cognitivo (information overload).
Ma quanto deve essere grande su un sito?
Secondo una ricerca di 829llc.com, i top brand mondiali (e parliamo di Apple, Facebook, Amazon… mica del fruttivendolo sotto casa) inseriscono sui loro siti il logo con un’altezza compresa tra i 20 e i 30 px.
Questo perché oggi una buona usabilità del sito e una interfaccia comoda che fa individuare subito quello che gli utenti cercano, dando una piacevole esperienza (e quella sì che se la ricordano), supera di gran lunga la “necessità” di avere un logo extra-large.
Consigli per gli acquisti
Per tutti quelli che davvero non possono fare a meno di un logo mastodontico, ecco la crema per ingrandirlo.
Alla faccia di tutti questi designer tirchi e fissati con quelle dimensioni risicate, che sprecano tutto quello spazio bianco inutilmente. C’è infatti in vendita anche lo spray WhiteSpace Eliminator, ed altri fantastici prodotti per i nemici della composizione grafica bilanciata!
Un ironico video realizzato quasi 10 anni fa ma che continua a girare il dito in una piaga sempre fresca.
Complicare è facile, semplificare é difficile.
Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.
Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere…
Bruno Munari, Le macchine di Munari – 1942
LO SPIEGONE
Horror Vacui
horror vacui ‹òrror vàkui› (lat. «orrore del vuoto»). – Frase con la quale si espresse un concetto fondamentale della fisica aristotelica che, in polemica con la fisica democritea, asseriva l’inesistenza di spazî vuoti (la natura aborre dal vuoto); si ripete talvolta con allusione alla tendenza a eliminare ogni spazio vuoto nell’ornamentazione, nell’arredamento e simili.