Co-Design: Progettare con le persone è difficile. È per questo che funziona.

Co-Design: Progettare con le persone è difficile. È per questo che funziona. 400 400 Questo non è un sito

Il co-design è una parola bella. Sembra inclusiva, collaborativa, quasi poetica.
Ma quando lo si pratica davvero, online su Miro o in presenza con pareti piene di post-it, si capisce una cosa fondamentale: non è sempre chiaro se si sta costruendo qualcosa… o solo “cazzeggiando”.

Cos’è (davvero) il co-design

Fare co-design significa progettare insieme alle persone coinvolte o impattate da un prodotto o servizio: utenti, stakeholder, team interni.

Non è “fare brainstorming tutti insieme”. È strutturare il confronto, raccogliere prospettive diverse e usarle per orientare la progettazione.
E sì, richiede metodo, tempi chiari, obiettivi espliciti e strumenti adatti (online o dal vivo, poco cambia).

Quando funziona (e quando no)

Funziona quando:

  • le persone partecipano sapendo perché sono lì
  • c’è una traccia chiara, un obiettivo condiviso e chi guida il gruppo
  • le idee raccolte vengono poi elaborate (e non solo archiviate in un bel file)

Non funziona quando:

  • Si confonde il coinvolgimento con la confusione.
  • Quando tutti parlano e nessuno ascolta, senza un brainstorming strutturato.
  • Quando i risultati del workshop vengono ignorati “perché tanto decidiamo dopo”.

Il co-design può creare valore solo se è inserito in un processo reale, e se i suoi output vengono trattati come parte del progetto, non come materiale decorativo.

Il workshop non è il progetto. Ma a volte è dove il progetto nasce.

Il mio ruolo (e perché continuo a farlo)

Modero sessioni di co-design da anni, sia online che dal vivo.
Mi piace farlo perché permette di portare in superficie bisogni e intuizioni che non emergerebbero in altri contesti.
Aiuta le persone a ragionare insieme, a sintonizzarsi, a mettersi nei panni dell’altro.
E quando è ben progettato, accelera le decisioni.
Non è sempre facile, ma funziona. E spesso è pure divertente!

Conclusione

Il co-design non è per tutti.
Non è sempre la scelta migliore.
E soprattutto: non è facile.

Ma se hai un obiettivo chiaro, un buon gruppo e qualcuno che guida il processo con struttura e ascolto, può diventare uno strumento potentissimo.
Non solo per ottenere cose fatte meglio. Ma per farle insieme, in modo più umano.

LO SPIEGONE

La moderazione

Moderare un workshop di co-design significa guidare un gruppo attraverso attività strutturate per far emergere idee e costruire soluzioni condivise.
Serve una traccia chiara, gestione del tempo e attenzione ai contributi di tutti.
Il compito non è “dirigere”, ma creare le condizioni giuste perché il gruppo funzioni.
Online o in presenza, cambia il formato. Non la responsabilità

Alcuni siti e app la attivano automaticamente in base all’orario o alle preferenze del sistema operativo. Altri la offrono come scelta.
Come sempre: la cosa migliore è progettare tenendo conto delle persone che useranno davvero quel sito.

Jukuki

Pink UX/UI Designer. Adora le cose al contrario, il rosa e scrivere di sé in terza persona.

Jukuki