Etica e design. Non basta che funzioni, ci sono delle conseguenze

Etica e design. Non basta che funzioni, ci sono delle conseguenze 400 400 Questo non è un sito

C’era un’epoca in cui un sito doveva solo “funzionare bene” e sembrare carino. Poi sono arrivati i feedback degli utenti, la consapevolezza, le leggi, le figuracce pubbliche.

Oggi, se progetti qualcosa di digitale, non puoi fare finta di niente. Il design ha delle conseguenze. Sempre.

Mouse bianco con una macchia rosa sotto, con una grossa impronta digitale rosa sul tasto sinistro.

Dark pattern, luci accese

Un dark pattern lo capiamo quando ci siamo cascati:

  • la checkbox già spuntata, hanno scelto al posto tuo.

  • il “No, grazie” scritto in grigio chiaro, non vogliono che ci clicchi.

  • attività online che sembrano un quiz a tempo, ti spingono ad usare l’istinto. Compra subito!

Se lo disegni, sei responsabile.
Se lo lasci passare, pure.

No, un designer non è un decoratore del web. È una persona che progetta comportamenti. E il comportamento può essere guidato, distorto o liberato.

Un suggerimento: il docufilm Buy Now

Se non l’hai ancora visto, Buy Now su Netflix è un docufilm che dovremmo far vedere il primo giorno a chiunque lavori in questo campo.

Non è solo una critica al fast fashion. È una riflessione tagliente su come il design diventa complice di consumi compulsivi, meccanici, ingestibili. Una frase mi è rimasta in testa:

“Comprate di meno, non vince chi muore con più roba.”

Vale anche per noi. Siamo parte del sistema. Possiamo anche romperlo un po’.
Vince chi muore con più feature carine?


No, il design etico non è design noioso

C’è questa idea bizzarra che se fai scelte etiche, il design diventa triste, moralista o limitato.
Spoiler: è il contrario.

Un design etico non ti permette scorciatoie, ti costringe a pensare meglio, e spesso ti fa creare soluzioni più intelligenti.
Se togli la manipolazione, quello che rimane è progettare per davvero. Con rispetto. E sì, anche con più creatività.


Non è solo questione di Accessibilità legale, è progettare per la realtà

L’accessibilità non è un “tema a parte”, né un’aggiunta da fare a fine progetto quando avanza tempo.
È il punto di partenza se dici davvero che vuoi progettare per le persone.

Pensare all’accessibilità vuol dire riconoscere che non tutti leggono, cliccano, percepiscono o navigano allo stesso modo.
E che un’interfaccia inclusiva non limita l’esperienza, la estende.

Troppo spesso viene ridotta a WCAG (le linee guida internazionali per l’accessibilità dei contenuti web), oppure rispettare il contrasto dei colori e il testo abbastanza grande. Ma riguarda anche il tono con cui parli, la chiarezza con cui guidi le azioni, la coerenza visiva e linguistica che fa sentire al sicuro anche chi non “vede bene” o “capisce subito”.

Se progetti pensando solo all’utente “medio”, stai scegliendo di escludere.
E non serve una legge per capire che non ha senso.

LO SPIEGONE

Cosa sono i dark pattern

I dark pattern sono scelte di design che spingono l’utente a fare qualcosa che non avrebbe fatto consapevolmente.

Non sono bug, sono strategie come pulsanti ingannevoli, opzioni nascoste, testi ambigui, percorsi complicati per dire “no”.
Funzionano? Sì. Sono etici? No.
Se li disegni, li approvi o fai finta di niente… sei parte del problema.

Il design ha delle conseguenze.
Anche se sono rosa.

Jukuki

Pink UX/UI Designer. Adora le cose al contrario, il rosa e scrivere di sé in terza persona.

Jukuki